Con un suono scintillante e pieno di synth, i Ladytron affrontano il cambiamento e il passare del tempo, a più di 20 anni dalla loro formazione a Liverpool negli anni ’90.
Helen Marnie, Mira Aroyo, Daniel Hunt e Reuben Wu da oltre 20 anni hanno costruito un suono electropop personale fatto di sytnh e riverberi, che nel nuovo album “Time’s Arrow” (Cooking Vynil), il settimo della loro carriera, prende una naturale deriva shogaze.
Il risultato è rinvigorente e sorprendentemente uplifting, la loro cupezza d’infonde di speranza, in un album che fa da antidoto alla tristezza post-Covid che ha totalizzato la discografia negli ultimi tre anni.
I Ladytron hanno segnato gli anni 2000 con album come “604” e “Light & Magic” (che ha celebrato il suo 20° anniversario l’anno scorso) contenenti perle synth-pop contemporanee quali “Blue Jeans”, “Discotraxx” e “Seventeen”.
Abbiamo parlato con Mira:
I Ladytron hanno una carriera lunga 20 anni, immaginavate un percorso così lungo quando avete formato la band?
Non avrei mai immaginato che saremmo stati qui a fare musica nel 2023. Sono diventata un membro dei Ladytron per capriccio, non capendo davvero cosa avrebbe comportato, o che poteva essere così longevo. Ero molto giovane e spensierata e avevo sempre desiderato cantare, quindi è stato come un gioco da ragazzi.
Vi siete approcciati al nuovo album “Time’s Arrow” in modo diverso o siete metodici nel processo creativo?
Penso che siamo piuttosto metodici, ma rilassati nel nostro approccio alla scrittura per un nuovo album. Non entriamo in studio con preconcetti: nessuna grande idea tematica prevalente.
Abbiamo semplicemente lasciato che l’album si evolvesse naturalmente e diventasse ciò che è ora. In qualche modo tutto si lega sempre insieme creando qualcosa di coerente e consistente.
Lavoriamo insieme da molto tempo, quindi è naturale e comodo creare in un modo che funzioni per noi. Viviamo in città e persino in continenti diversi, significa che dobbiamo aggirare questo problema.
Potresti descrivere l’approccio lirico all’album,? Secondo me le canzoni hanno un sentimento oscuro ma con una sorta di speranza.
Sì, è proprio così. L’oscurità senza la luce è molto stancante. Ne sono sempre consapevole di questo quando scrivo i testi. Penso che alle persone piaccia essere in grado di relazionarsi con i testi a modo loro. È soggettivo di cosa tratta effettivamente una canzone.
Voglio che riguardi qualunque cosa una persona voglia. Possono farla propria. Il sentimento sarà lo stesso. Non mi piace essere letterale quando scrivo, è troppo ovvio e limitante.
Questo disco è una sorta di antidoto alle canzoni deprimenti che abbiamo ascoltato negli ultimi due anni?
SÌ. Hallelujah! Qualcuno si sente come me!! Tutte quelle canzoni scritte durante il lockdown, sul lockdown, non hanno posto nel mio cuore. Perché mai ci verrebbe voglia di rigurgitare quei giorni. Tutti hanno provato dolore in un modo o nell’altro, non c’è bisogno di lamentarsene.
Penso a “The night” ad esempio che è una canzone energica e liberatoria che ti fa ballare, qual è il tuo punto di vista?
Sì, puoi ballare totalmente. Basta seguirla e perdersi nella notte. È una canzone fatta per divertirsi.
Condividete un legame così forte che vi permette di scrivere a distanza e poi riunirvi e suonare come se tutto fosse concepito da una sola mente, come fate?
C’è sempre un elemento di leggera intrepidezza quando ci riuniamo e dobbiamo capire come ricreare una canzone per gli show dal vivo. Scrivere una canzone è una cosa, replicarla per il palcoscenico è un’altra sfida.
Ci vuole un po’ di lavoro e di apprendimento ma ci arriviamo sempre. Ognuno di noi ha il suo punto di forza, quindi lo utilizza su ogni traccia.
Penso che le colonne sonore siano sempre state una fonte di ispirazione per i Ladytron, ma con questo disco la sensazione è ancora più forte, è un pensiero che condividi con me?
L’album sembra molto cinematografico, quindi posso capire cosa intendi. È espansivo e piuttosto emotivo.
Nel video d’ispirazione horror di “City of Angels”, posso vedere qualche riferimento al regista Dario Argento, è stato lui una fonte d’ispirazione per il concept?
Dario Argento è sempre fonte d’ispirazione. “Suspiria” è un vero gioiello accompagnato dalla colonna sonora dei Goblin. Il video di “City of Angels” è stato diretto da Manuel Nogueira.
Ultimo disco di cui ti sei innamorata:
È un singolo, ma lo adoro davvero. “A Ghost” di Shana Cleveland.